Saturday, August 31, 2013

Chef Demmerda

Finalmente dopo numerosi giorni di attesa e vari cambiamenti di biglietti aerei, e' arrivato il nuovo chef del ristorante.
La prima impressione e' stata assolutamente negativa.
Il ristorante non e' ancora aperto e sia io che gli altri colleghi ci siamo impegnati affinche' risultasse perfetto per l'ispezione del dipartimento della sanita'; l'executive chef passava dallo scrostare il pavimento insieme alla signora delle pulizie a studiare le possibili varianti del menu', nel mentre il nuovo chef si guardava intorno con aria di superiorita' e non muoveva un dito.
Fin qui tutto ok, ognuno ha la propria opinione di se stesso, ed evidentemente la sua e' particolarmente alta.
Forse dopo tutti questi anni in Usa mi devo essere americanizzata senza rendermene conto, o molto piu' probabilmente sono sempre stata cosi', ma una delle tante cose che non ho mai tollerato e' stata la discriminazione, fosse questa razziale, religiosa, o sessuale, non per nulla mio suocero si diverte a provocarmi facendo battute contro le donne e chiamandomi "Here Comes Women's Lib" ogni volta che riesce a farmi perdere le staffe.  So che lui scherza e alla fine rido anche io, mentre ho avuto modo di constatare che il nuovo chef e' davvero uno che le donne le ritiene oggetti, nemmeno soggetti, inferiori.
Si parlava dell'uniforme da indossare durante il lavoro, e lo chef mi diceva che ci avrebbe preferito con la giacchina bianca, spiegava che era piu' facile da lavare e poi ha detto a me, unica donna in quel momento, "Non sto a spiegarti tanto tu sei una donna e voi lavate la biancheria."  Sono rimasta di sasso e non ho risposto nulla e se devo essere sincera ho anche pensato che si fosse solo espresso male.
Durante il training si e' comportato da primadonna, si lamentava di tutto, i forni non sono in gradi Celsius, qui non usano i grammi (gli ho fatto vedere che le bilance hanno un tastino che cambia l'unita' da pounds a chili, ma nulla), non ha ancora capito che e' lui a doversi adeguare. Ha urlato come un pazzo contro una ragazza (e te pareva) che non stava sfilettando il pesce come piace a lui, dico, faglielo vedere e lo fara' come vuoi tu.  Ad un certo punto ha urlato contro tutto il personale che si e' fermato e ha incrociato le braccia,  quando ha visto la malaparata e l'arrivo immediato dell'executive, si e' dato una calmata.
Poi la perla del giorno: osservando la mia giacchetta da cucina dice che mi stava grande, gli rispondo che era una taglia S e che avevo fretta di comprarla e non avevo trovato quella sagomata, al che lui, con tutta tranquillita' mi dice, "Sei una donna, dovresti sapere come cucirti una giacca da chef!" Mi sono gonfiata come un pesce palla e gli ho risposto "Scusa?" e lui, "O anche no." Al che ho ribattuto, "Meglio anche no."  Che poi e' una stupidata perche' a me cucire piace, le cose che faccio fanno cagare, pero' ci provo; e' l'idea che il fatto di non avere un pisello in mezzo alle gambe mi renda immediatamente sarta e lavandaia a farmi infuriare. Una delle ragazze del lavoro ha detto che andra' in un porn shop a comprare dei ca##i finti per noi donne, ce li appenderemo al collo per vedere se almeno cosi' si rivolgera' a noi piu' rispettosamente.
Ho temuto un'altra delle sue perle quando ho visto entrare nella cucina del ristorante una ragazza vestita da zoccola particolarmente sexy.  Era una ragazza asiatica, aveva i capelli lunghi, un vestito a canottiera altezza inguine, magrissima con due tette enormi, immagino fossero finte, e scarpe zeppate e brillantinate tacco dodici. Mentalmente ho fatto il segno della croce e quasi promettevo di fare un voto del silenzio se lui non avesse detto nulla di sessita e offensivo, quando vedo che la fanciulla in questione si avvicina allo chef e inizia a parlargli, in ITALIANO!  Mi sono dovuta allontanare per non scoppiare a ridere, aveva una vocina in falsetto da bambina dello Zecchino d'Oro, segmentava le parole con fare vezzosetto, ma la cosa piu' comica era che alcune parole le pronunciava intere e con l'accento di Nino Manfredi nel film Straziami ma di Baci Saziami, "So-nno  Tti-nne-se," il tutto mentre si dondolava sui trampoli con il dito indice in bocca.  Era la compagna cinese dello chef! 
Ho fatto un bel respirone e le ho parlato, giuro avrei pagato qualsiasi cifra per poterla registrare, non sembrava vera.  Aveva stretta sotto il braccio una borsa di Prada e io, profonda come una pozzanghera estiva, mi chiedevo se fosse un'imitazione visto che lei veniva dalla Cina e si sa da dove arrivano le imitazioni.
Il personale della cucina e' molto variegato, c'e' chi ha fatto le scuole di cucina e chi ha altri tipi di esperienze, uno dei lavapiatti ha l'aspetto da ex ergastolano messo on probation, sta sempre sulle sue, se incrocia lo sguardo con un'altra persona lo abbassa immediatamente, mentre noi ridiamo e scherziamo lui non da confidenza a nessuno. Quando lo Chef Dimmerda si era allontanato in ufficio Fior di Loto ha pensato bene di fiondarsi verso il lavapiatti, il poverino rimaneva rigido come un surgelato mentre lei gli si strusciava addosso e gli contava i tatuaggi:
"Ma-ny ma-ny ta-ttoo?"
"51"
"51?"
"Yes, ma'am."
Il tizio sembrava sotto tortura, faceva talmente tanta pena che ho preso la tizia per un braccio e l'ho allontanata con la scusa che sarebbe potuta scivolare in mezzo a tutta quell'acqua.
Fior di Loto e' la compagna di Chef Demmerda, non sono sposati ed e' entrata con il suo visto, secondo me questa appena trova un americano qualunque, anche cesso, si fa sposare per ottenere la Green Card, mi ha dato quell'impressione.
A proposito di impressioni, se lo chef non si da una regolata non so quanto il mio lavoro durera', io non posso tollerare le cose che dice e non riesco facilmente a stare zitta.
Ieri mi ha chiesto quanta esperienza avessi in cucina, quando gli ho risposto che non avevo mai lavorato nella cucina di un ristorante, mi ha squadrata, ha fatto un sorrisetto e ha detto,
"Ah, veggine sei!"
L'ho guardato, ho sollevato un sopracciglio e non gli ho risposto.
E non e' nemmeno un uomo anziano di vecchia generazione,  avra' proprio esagerando per eccesso quaranta anni.


Saturday, August 24, 2013

I Raccomandati

Mi e' successa un'americanata, una di quelle cose che succedono nei film.

Un bel po' di tempo fa ero andata ad un pranzo al lago con delle persone italiane che abitano qui in Georgia, alcune sposate con militari, altre qui per lavoro. Il tipo di pranzo era un potluck, cioe' una di quelle occasioni in cui ognuno porta qualcosa a sorpresa, io avevo improvvisato una sorta di quiche con i gamberetti e le zucchine, e siccome mi era mancata la voglia di uscire a comprare la sfoglia, avevo fatto anche quella in casa.
Una delle signore presenti aveva chiesto chi avesse fatto la "quiche" e io, logorroica da paura, non solo ne avevo rivendicato la maternita' (non mi piace dire paternita'), ma le avevo spiegato il procedimento quasi per filo e per segno.  Dopo avermi lasciata parlare, la signora mi ha detto di essere il manager di un famoso ristorante, uno di quelli in cui tutto viene fatto fresco e una cena costa quasi quanto un mutuo, ha poi aggiunto che avrebbero aperto un secondo ristorante non lontano dalla zona in cui abitavo io, e che sicuramente mi avrebbe tenuta in mente.  Siamo rimaste in contatto, siamo uscite con quel gruppo qualche altra volta e poi l'ho persa di vista.
Qualche giorno fa, dopo oltre un anno, mi ha chiamata e chiesto se fossi ancora interessata a lavorare per lei, le ho risposto di si e mi ha invitata a conoscere lo chef, anche lui italiano.
Il colloquio con lui e' stato un po' imbarazzante per me, mi ha chiesto se avessi mai lavorato nella cucina di un ristorante, cosa che non ho mai fatto. Ha spiegato che aspettavano l'arrivo di uno chef dall'Italia per la nuova sede, e diversamente da lui che parla fluentemente inglese e spagnolo, il nuovo chef non conosce una parola d'inglese, il mio lavoro sarebbe stato tradurre per lui e aiutare in cucina. Ha chiesto come avrei tradotto certi termini culinari dall'italiano all'inglese e poi mi ha chiesto in quali giorni e orari avrei potuto lavorare. Quando e' stato il momento di parlare di quanto mi avrebbero dato all'ora per il mio tipo di lavoro, ho ricordato una collaboratrice di Zuckerberg che diceva che le donne non negoziano mai le offerte di lavoro e si accontentano della prima offerta.  Forte del fatto che a causa della mia poca esperienza non mi avrebbero comunque assunta, ho giocato a fare la negoziatrice, ho sorriso alla sua prima offerta ed espresso il mio target monetario dicendo allo chef che per quello che mi offrivano loro avrei preferito rimanere a casa a fare il punto croce.
Qualche ora dopo la manager mi ha richiamata dicendo che non potevano offrirmi quello che avevo chiesto e rilanciando con una offerta poco piu' bassa di quello che avevo richiesto. Ho accettato subito!
Fin qui tutto bene, ho avuto modo di andare al ristorante, e' quasi pronto per l'apertura, ho conosciuto le altre persone che lavoreranno in cucina con me, e per ora sembrano tutti in gamba.
Ho raccontato la mia avventura dell'assunzione alla mia amica italiana, quella che nonstante abiti qui da tanto ancora non ha capito la mentalita' locale, lei si e' congratulata con me e il giorno dopo mi ha chiamata dicendo di avere un amico che lavora da tanti anni nel campo dei ristoranti e se potevo fare qualcosa per lui per farlo entrare in quel ristorante. Le ho spiegato che io non ero nessuno, ero il plancton dell'oceano, uno scalino sopra il lavapiatti. Ho comunque chiesto allo chef se stavano ancora cercando personale e dopo la sua risposta affermativa ho detto al tizio di portare pure la sua application. Senza impegno.
Mentre ero ad un meeting tra il boss e noi personale del ristorante, meeting in cui il boss ha licenziato in tronco due (ex) futuri camerieri per essere arrivati con notevole ritardo, ho sentito vibrarmi la gamba: era il telefono che avevo messo mute.  Appena libera sono corsa al bagno con il batticuore per vedere chi cercava di contattarmi, ero preoccupata perche' non mi cerca mai nessuno al cellulare, lo tengo solo come contatto di emergenza per la scuola di mio figlio e per i medici.
Era la mia amica che mi mandava dei messaggi, gia' sapeva che non potevo usare il telefono al lavoro ma che l'avrei comunque tenuto in tasca perche' sono paranoica per tutto cio' che riguarda mio figlio.
I messaggi dicevano qualcosa tipo "Il figlio del cugino del fratello della nuora del marito di mia figlia ha portato l'application sia come lavapiatti che come cuoco. Si chiama XYZ ma lo chiamano YZX, ah, dimenticavo, lui preferirebbe fare il cuoco, per favore potresti metterci una buona parola?"  Giuro stavo per esplodere.
Il ristorante non ha ancora nemmeno aperto, e' gia un miracolo che abbiano assunto me e non certamente in virtu' delle mie capacita' culinarie, e gia' mi viene chiesto di usare l'influenza che non ho.

Facciamoci riconoscere anche qui.

Thursday, August 15, 2013

A Curious Case of Extreme Political Correctness

Il mio medico di base e' sparito, ha lasciato detto che sarebbe andato a vivere in Florida, ha mollato improvvisamente tutto ed e' partito.  Ora che ci penso anche la mia gine preferita ha lasciato il suo lavoro, che siano partiti insieme verso romantici lidi?  Bene per loro, pero' per me e' una gran rottura, il medico di base, primary care manager, e' quello che da l'autorizzazione, referral, a vedere gli altri specialisti.  Per una persona ipocondriaca attenta come me questo non e' un semplice contrattempo, e' un dramma!
Naturalmente noi pazienti non eravamo stati informati della romantica (?) fuga, e io, insieme a tante altre persone, mi sentivo ripetere dalla segretaria di lasciare il mio numero, che mi avrebbero richiamata prima possibile.
Dopo aver atteso per diverse settimane, finalmente ho ottenuto il tanto agognato appuntamento, nello stesso posto ma con un nuovo medico.
Sono stata ricevuta da una gentile infermiera che ha preso i miei vitals: temperatura, pressione e peso. Ha tolto fuori un plico di fogli e ha iniziato a compilarli insieme a me. Nome, cognome, assicurazione, titolare dell'assicurazione, malattie, gravidanze, medicinali, ultimo pap, una serie di domande che non finivano piu'. Io, seduta sul lettino rispondevo mentre lei annotava.  Ad un certo momento la vedo muoversi nervosamente sulla sedia, dice che deve farmi una domanda un po' uncomfortable, di non prendermela ma e' una di quelle sulla lista e verra' usata solo per fini statistici. La mia fantasia corre selvaggiamente "E questa cosa vorra' mai chiedermi? Con quante persone sono stata, o se ho un passato da tossica che scambiava siringhe usate, o se bevo alcool e picchio mio marito, o forse se sarei disposta a vendere un rene per denaro, o forse..."  Il mio cervello stava ancora inseguendo coniglietti quando sento:

"Ehhm, ma'am?"      Signora?

"Yes?"      Si?

"Sorry, I have to ask you. "      Mi dispiace ma devo chiedere.

Io, con tanto di sorriso idiota:

"Ok. Go ahead, shoot."      Vai pure, spara!   

"You are...?"      Lei e'?

Io che pensavo "Ma questa e' scema proprio, il mio nome lo ha gia' scritto sulla prima parte del foglio!"

"Excuse me?"      Scusi?

"You are?"      Lei e'?

"I believe you already got that, it was the first thing you verified, that, and my birth date."
Credo lei abbia gia' la risposta, e' stata la prima cosa che ha verificato, quello e la mia data di nascita.

Vedo che arrossisce un po' e mi dice:

"No, that's not what I meant. You are?"      No, non e' quello che intendevo. Lei e'?

In una frazione di secondo tornano alla mente memorie sepolte di interrogazioni scolastiche con tentativi di arrampicate olimpiche sugli specchi. Sara' mica un test psicologico? Tentativamente e quasi bisbigliando, rispondo.

"The pa-tient?      Il paziente?

L'infermiera arrossisce dal collo alla radice dei capelli.

"Ok, let's try again. If you come from China you are...?      Ok, riproviamo.  Se tu vieni dalla Cina sei...?

"Chinese!"      Cinese!

"Yes, indeed. But you would also be...?      Si, senza dubbio. Pero' saresti anche...?

Inizio a dubitare della salute mentale dell'infermiera ma decido di provare comunque a rispondere, sono curiosa di vedere dove vuole arrivare.

"Mandarin? Cantonese?"      Mandarino? Cantonese?

Sorride quasi istericamente e ingoia la saliva.

"Ok, let's say you come from Mexico or Argentina, then you would be...?"      Ok, diciamo che tu vieni dal Messico o dall' Argentina, allora saresti...?

E' sempre piu' rossa e imbarazzata, cosi' per garantirmi sonni tranquilli ed evitare di avere un morto sulla coscienza nel caso le venisse un colpo, le faccio io una domanda.

"How about you give those papers to me and I can read the question all by myself?"
Perche' invece non mi dai quei fogli cosi' posso leggere io la domanda?

E la domanda era...




Race, razza. 


    



Tuesday, August 13, 2013

The Value of a Dollar

I momenti educativi di un genitore americano.
Qualche giorno fa, mentre parcheggiavo l'auto fuori da un negozio, ho notato un Lemonade Stand, una di quelle bancarelline di bambini che vendono le limonate.
Era situata in un posto un po' scomodo, davanti ad una strada in cui non ci si puo' semplicemente fermare, ma si deve continuare fino alla zona parcheggi.
Normalmente questi lemonade stands offrono un bicchiere di limonata fresca in cambio di un dollaro o di una offerta, quasi sempre a beneficio di qualche bambino malato e senza assicurazione.  
Io sono una di quelle persone che qui definiscono suckers, quando posso, nel mio piccolo naturalmente, contribuisco a cause benefiche. In Italia avevo la casa piena di cartoline dipinte da persone senza arti, fazzoletti ricamati da orfani di non so dove, calendario di San Gaspare, Fra Indovino, azalee per la ricerca e chi piu' ne ha piu' ne metta. Qui contribuisco a March of Dimes (sono mamma di prematuro) e come si fa a non mandare soldi a Marlo Thomas e i bambini del St. Jude Hospital quando ti mandano le targhettine adesive con il tuo nome sopra? Per questo motivo mi ero fatta la nota mentale di fermarmi al lemonade stand dopo il negozio.
Quando finalmente sono riuscita ad avvicinarmi allo stand ho notato una mamma e due fratellini tra gli otto e i dieci anni, la signora sorrideva, i bambini erano piuttosto seccati. Davanti e di lato alla bancarella c'erano due cartelloni, mi aspettavo di leggere la storia strappalacrime di qualche bambino in condizione di disagio, invece c'era scritto "Aiutatemi a far capire ai miei figli il valore di un dollaro."  Poi spiegava che il ricavato non sarebbe andato a beneficio di nessun ente o gruppo di ricerca medica, ma di qualche negozio di giocattoli, quindi non c'era da sentirsi forzati a comprare la limonata.
Sono rimasta un po' stupita e la signora mi ha raccontato che i suoi figli davano tutto quello che avevano per scontato, rompevano ad oltranza finche' non avevano giocattolo o un videogioco nuovo e finita la novita' non ci giocavano piu'.  Avevano bisogno di una lezione e lei, dopo aver cercato di far capire loro a parole che niente e' gratuito, e' passata all'azione.

Il motivo della posizione della bancarella in un posto scomodo?  Non sempre nella vita si puo' avere prime real estate, un posto privilegiato.

Saturday, August 10, 2013

A Misplaced Redneck

E' francese, stento a crederci ma e' francese!
La settimana scorsa e' arrivato un cugino francese del Gentiluomo. E' arrivato cosi', quasi a sorpresa, ho ricevuto un messaggio su FB che diceva qualcosa sul genere "Martedi arrivo in Colorado e sabato arrivo ad Atlanta a tale ora."  Non ha chiesto di venire ospitato, si e' autoinvitato. E non e' venuto nemmeno solo, insieme a lui c'era il figlio quasi quindicenne. 
Il cugino e' lo stereotipo vivente del classico francese, e chi conosce i francesi mi puo' capire. Arie di merda,maleducato, infrancianonsiamobarbaricomevoiperolesigarettecostanomenofammenecomprareduecartoni, insopportabile dopo poche ore.
Il figlio, per la regola del contrappasso, ama l'America e vuole trasferirsi qui.
Non solo, il suo sogno e' quello di diventare un Marine, possibilmente in qualche team d'elite. Con grande disappunto del padre non ha interesse nell'alcool e ha gia' detto che non ha intenzione di fumare. Ha voluto che il padre gli comprasse una bandiera americana e uno zaino militare, mi ha fatto una tenerezza incredibile quando mi ha chiesto se potevo accompagnarlo nella base militare a tagliare i capelli, che neanche a dirlo ha voluto cortissimi. E' uscito dal barbiere con un sorriso a quattrocento denti.
Per il resto e' come tutti gli altri ragazzini della sua eta', Iphone e le cuffie di Dr. Dre.
Il Gentiluomo l'ha reso felicissimo quando l'ha portato all'Eremo ad usare l'arco e le frecce, quando poi ha chiesto di poter sparare, noi non lo permettiamo all'Eremo, e' stato accontentato da alcuni vicini di terreno che sghignazzavano all' idea di un ragazzino francese con forti tendenze redneck.
Quello stronz snobbaccio del padre si scandalizza per il figlio "Americanophile", io me la rido e nel frattempo gli ho fatto sapere che per entrare nelle forze armate americane non e' necessario avere la cittadinanza...