Thursday, September 27, 2012

Zibaldone

- "Ci si aspetta ulteriori violenze per domani.  Domani e' venerdi, giorno di preghiera."
Andiamo bene...


- That moment when you suddenly realize that you have lived way too long in The South: you run inside a store in a big hurry, and without giving your brain enough time to form a proper sentence, your mouth blurts out "Where's y'all's water?"  And the clerk, without skipping a beat, answers "Aisle nine ma'am!"


- Perversione televisiva # 1
Rimanere a discutere di politica fino a notte fonda dopo aver visto la Democratic
Convention e poi, istigata dal coniuge tentatore, guardare Fox News per sentire quali stronzate toglieranno dal cappello.
Dopo aver riso per qualche minuto notare che le "giornaliste" sono tutte uguali e vestite allo stesso modo, con mini abiti da cocktail di bassa sartoria Ann Coulter style. 


- Perversione televisiva # 2
Finire per sbaglio su un canale che trasmette Maury Show e rimanere incollati alla tv per vedere chi cacchio tra i cinque cugini e' il padre del bambino.


- Perversione alimentare # 1
Essere puristi della pizza e, ad una festa di bambini, mangiare quella con mac'n'cheese e ammettere vergognosamente (ma solo a se stessi) che non fa poi cosi' tanto schifo.

Friday, September 21, 2012

Autunno

Il primo giorno d'autunno si e' presentato con la nebbia, la temperatura e' buona, intorno ai trenta gradi, e' solo a questa nebbia che ancora non riesco a fare l'abitudine.  Per fortuna dura poco.
Sara' perche' abito in Georgia, ma la nebbia mi riporta sempre alla scena finale di Via col Vento, mi sento sempre un po' Rossella.  Mi piacerebbe vedere la parte antica di Savannah avvolta dalla nebbia.  Savannah e' la citta' risparmiata da Sherman durante la guerra di secessione che mantiene ancora delle case nello stile dell'epoca.  Laggiu' mi sentirei ancora piu' Rossella.  No, non sono sempre cosi' romantica, anzi.
Oggi e' anche il giorno della raccolta dei fondi per aiutare le persone in chemio senza assicurazione.  La mia amica Judy ha organizzato tutto. Io ed altre persone abbiamo preparato delle teglie di lasagne, tra poco infornero' le mie, alcuni business locali hanno donato insalate, pane, desserts, piatti e contenitori (fanno un gesto buono e possono detrarre la donazione dalle tasse), una chiesa ha donato lo spazio e stasera si mettera' su una sorta di Pop Up Ristorante.  Siamo anche organizzati con contenitori da asporto nel caso non ci fosse abbastanza spazio per tutti i clienti.  La tv locale ha fatto un servizio su questa iniziativa, speriamo il messaggio arrivi a tante persone che qui il bisogno e' alto.
Ah, e' appena uscito il sole, passato il momento romantico e' ora di mettersi al lavoro.


Tuesday, September 18, 2012

Bitter

Domenica per la seconda volta da quando mi trovo in Georgia (e ci sono da anni) sono andata con la mia amica al Golden Corral.  Il Golden Corral e' una catena americana di all-you-can-eat buffet.  Non e' un posto che amo, infatti io non amo proprio andare a mangiare fuori, pero' la mia amica e il marito ci tenevano tanto che andassi e sono venuti a prendermi quasi con la forza. 
La volta precedente eravamo solo io e lei, era il suo compleanno e mi aveva chiesto come regalo di portarla a cena in quel ristorante.  La mia amica frequenta spesso questo posto, infatti appena entrate tutti a salutarla chiamandola per nome.  Poco dopo il nostro arrivo ci e' venuta incontro una delle manager e si e' seduta al tavolo con noi.  La manager in questione e' una ragazza nera, con la testa e collo coperti  per motivi religiosi.  Abbiamo parlato un po' di tutto, e io che talvolta dimentico cosa voglia dire essere politicamente corretta, le ho fatto una serie di domande.  Le ho chiesto se avesse mai avuto problemi con certi clienti per via del velo che porta, ha risposto che si, qualche volta qualcuno l'aveva insultata e aveva chiesto di parlare con uno degli altri manager.  Mi ha raccontato la sua storia, veniva dal New Jersey, e io, con la delicatezza del famoso elefante nel negozio di cristallerie, non solo l'ho interrotta ma le ho chiesto:
"Sei donna, sei nera, e sei di religione islamica.  Non sarebbe stato piu' facile per te rimanere in New Jersey invece che trasferirti in questa parte del sud dove la maggior parte delle persone sono bigotte e razziste?"
Lei mi ha risposto che quel tipo di persone non avrebbero mai controllato la sua vita.
Abbiamo parlato di religioni, usanze, e cose varie.  Alla fine dopo baci e abbracci e' tornata al suo lavoro.
Domenica, come siamo arrivati, la gia' citata manager era davanti alle casse.  Quando ci ha visto e' venuta a salutarci, ci siamo abbracciate, abbiamo scambiato qualche parola poi io mi sono dovuta allontanare per qualche minuto.  Ero con mio figlio, cercavamo una bottiglia d'acqua nel frigo delle bevande, lo so che sono pallosa, ma preferisco che beva quella piuttosto che bevande a base di coloranti e corn syrup.  Quando mi sono rigirata ho visto un gruppetto di persone e la ragazza che diceva qualcosa tipo "no problem" e si allontanava. C'era la "folla" del dopo messa protestante/battista domenicale tipica del sud, non ho dato peso alla cosa e mi sono solo preoccupata di andare a cercare un tavolo. 
Quando finalmente la mia amica e il marito ci hanno raggiunti, ho notato che erano un tantino scossi, li sentivo dire cose tipo "Can you believe that? That was wrong."
Incuriosita (tanto per cambiare) ho chiesto cosa fosse successo, mi hanno risposto che una coppia aveva chiesto che la manager si allontanasse, non volevano nessun contatto con lei mentre pagavano l'ingresso.  Da li abbiamo iniziato una discussione sul fatto che un cliente e' autorizzato a chiedere di avere un manager, cassiere, cameriere diverso da quello assegnato, mentre un ristoratore non puo' rifiutarsi di servire un cliente senza una motivazione valida, rischierebbe una denuncia per discriminazione.   
Ho chiesto ai miei amici di indicarmi la coppia; erano un uomo e una donna orientativamente sui settanta  anni, avevano la classica aria perbene, i capelli bianchi, l'abito della domenica.  Avevano l'aspetto di chi arriva dalla messa. 
Sicuramente sono gia' registrati per votare.
Sicuramente so gia' per chi voteranno.

Saturday, September 15, 2012

My Little Italy

Ho recentemente trovato, non lontano da casa,  la mia Little Italy.
Non si tratta di una zona abitata da italiani e popolata di negozi col tricolore sventolante. 
Si tratta della casa di una mia amica, quella che io chiamo Madre Teresa da Latina.
La sua casa vista da fuori e' la tipica casa americana con il giardino curato e  la driveway bordata di piante, manca solo la staccionata dipinta di bianco.
Quando si varca la soglia e' come entrare in una capsula spaziale, spaziale inteso nel senso che non si e' piu' in uno spazio americano, ma si viene catapultati in una tipica casa italiana. 
La prima cosa che colpisce e' il profumo che emana dal vapore delle pentole.  C'e' sempre qualcosa in cottura.  L' altro giorno si trattava di pollo al forno con patate e rosmarino.  Mi sembrava di essere a casa di mia nonna.  Che poi non era cotto nel forno tradizionale, ma in un fornetto elettrico.  Il forno lei lo usa solo quando deve cucinare qualcosa troppo grande per il fornetto.  Il forno, insieme al microonde (in dotazione con la casa) vengono usati come luoghi per conservare teglie e tegami vari.  I pensili sono pieni di contenitori di plastica riciclati, ci sono quelli della margarina, quelli dei take out dei ristoranti e quelli rosa di polistirolo usati per confezionare la carne.  Naturalmente sono pulitissimi e organizzatissimi, e ad ogni contenitore corrisponde un coperchio.  La dispensa e' zeppa di provviste come se temesse una imminente carestia.  Mi fa tanto pensare a mia nonna, all'inizio della Prima Guerra del Golfo aveva fatto scorte di farina, zucchero, caffe', sale e aghi e fili per cucire.  Avendo vissuto personalmente la Seconda Guerra Mondiale, non voleva trovarsi impreparata.
Nella cucina della mia amica fa uno strano effetto vedere i barattoli di vetro in stile liberty con le parole zucchero, sale e caffe' scritte in italiano.
La sala da pranzo ha il classico mobile con le ante di legno sotto e i vetri sopra.  Il legno e' laccato e tirato a lucido, non c'e' un solo granello di polvere.  All'interno delle vetrine ci sono, oltre ai classici bicchieri per i vari usi, tanti ninnolini e ninnoletti, bomboniere, piccoli Swarovski e bottigliette mignon di liquori.  Nella parte di sotto, quella senza il vetro, tiene le ciliegie sotto spirito fatte da lei e il servizio di piatti "buono."  Mi fa tenerezza, ne ho viste tante vetrinette cosi' nella mia vita. 
La spalliera dei divani e' coperta da centrini perfettamente stirati,  su un tavolino di vetro altri centrini e oggettini vari. 
Le camere da letto sembrano lo show room anni ottanta di un qualsiasi mobilificio di una qualsiasi provincia italiana.  I copriletti lucidi, le tende abbinate, qualche quadro dozzinale non troppo offensivo alla vista.
Lei e' una persona dolcissima, una che si toglierebbe anche la maglietta per aiutare uno sconosciuto.  Si e' sposata giovanissima, ha avuto un figlio e ha divorziato. Diversi anni dopo ha conosciuto un militare americano, vedovo e con una figlia, si sono innamorati e hanno unito le loro famiglie.  Sono una bellissima coppia, lui nero scuro scuro e lei bianca come il latte.  Hanno vissuto per tanti anni in Italia e poi qualche anno fa si sono trasferiti qui in Usa con famiglia e mobilio al seguito.
Quando parliamo e lei usa la parola "bello" io scoppio sempre a ridere, mi sembra di sentire Verdone.  Per fortuna ha il senso dell'umorismo e ride con me.
La prima volta che e' entrata a casa mia per poco le veniva un colpo.  La mia casa e' spartana, niente centrini (li odio), niente mobili lucidi e niente vetrinette.  Il mio arredamento e' un mix di mobili antichi ereditati dalla parte francese del Gentleman e cose che abbiamo comprato nei nostri vari soggiorni in altri continenti.  Su una madia che ha fatto avanti e indietro tra la Francia e l'Africa nel periodo coloniale, ho messo solo cornici d'argento di diverse forme, stili e dimensioni, con foto di mio figlio in tutti i suoi vari stadi.  Niente centrini.  Niente!
Da una parte c'e' una panca del Guam, quella si e' laccata, pero' ci e' stata regalata, io l'avrei preferita naturale.  Da un'altra parte un cavallo di legno di Bali.  Alle pareti le creazioni artistiche di mio figlio incorniciate.
Non ho nemmeno le tende!   (Le mie finestre hanno le blinds quindi quando le chiudo ho la mia privacy.)
Povera amica mia, ha provato a riformarmi, cercava di convincermi ad avere una casa arredata piu' convenzionalmente, ma alla fine si e' arresa.  E pensare che non ha visto la bomba vuota che avevamo in sala e che ora risiede in garage!  E' una cosa enorme, sara' minimo due metri, veniva usata per training e il Gentleman l'ha comprata molto prima di conoscere me con l'intento di trasformarla in qualcosa di utile.  
Potrei fare come lei e suggerirle, nel suo caso, di eliminare qualche oggetto e tutti i qualche centrino, ma poi come farei a prendermi la mia dose di Italia nei momenti di astinenza?



Tuesday, September 11, 2012

Where Were You When...


Quando abiti in America la classica domanda "dove ti trovavi quando" si riferisce quasi sempre alle stesse date.  Chi e' piu' maturo ricorda dove si trovava quando il presidente Kennedy o Dr. King sono stati assassinati.  I baby boomers ricordano lo sbarco sulla luna.  La mia generazione ricorda 9/11.

Quella mattina mi trovavo nella mia casa delle bambole in Virginia.  La chiamavo cosi' perche' aveva la moquette, la carta da parati, le tende e quasi tutto cio' che era visibile di un bel color rosa Pepto-Bismol.  Era una giornata di sole, la televisione era accesa su Today Show, avevo tolto l'audio perche' ero al telefono con una delle mie sorelle, parlavamo di sciocchezze, delle sue nuove scarpe, l'ex fidanzato, la vicina pettegola.  Mentre ascoltavo lei, l'occhio cadeva sulla tv, vedevo la faccia seria di Matt Lauer, alternata ad immagini di una torre in fiamme.  Per un po' ho creduto che si trattasse di qualcosa di vecchio.  Interrompo il flusso di parole di mia sorella e le dico che deve essere successo qualcosa, cambio canale e mi sposto su CNN, parlano della stessa cosa, se ne parlano anche loro vuol dire che e' qualcosa di grosso.  Chiudo la comunicazione dicendo che voglio capire cosa sta succedendo e che l'avrei richiamata piu' tardi.
Continuano a mostrare una torre col fumo, sono incollata davanti allo schermo.  Appare un altro aereo, scompare e vedo la seconda torre produrre fumo.  Al momento non capisco. Pensavo si trattasse di un aereo che volava in zona poi sparito dietro il fumo.  L'avevo visto con i miei occhi, ma non avevo mica capito che avesse colpito la seconda torre.  Mi sembrava una cosa talmente improbabile che non l'avevo nemmeno presa in considerazione.
Non riesco a staccarmi dallo schermo tv, si parla di attacco terroristico. 
Attacco Terroristico. 
In quel momento e' come se mi fossi risvegliata da una sorta di torpore.  Circa un anno prima eravamo stati colpiti dai terroristi, dico eravamo perche' quasi tutte le vittime abitavano nella mia zona, erano parte della nostra comunita' in Virginia.  Mi riferisco all'attacco alla USS Cole, tuttora non riesco a pensarci senza stare male.
Provo a richiamare mia sorella ma con scarso successo, le linee sono tutte intasate.
Squilla il telefono, sono mia zia e l'altra mia sorella.  Cercano di rassicurarmi dicendo che non mi sarebbe successo nulla, di stare tranquilla, ma io ero tranquilla, erano loro che si facevano coraggio rassicurandomi.  Chiudo il telefono, voglio sapere, voglio capire.
Ormai sono un tutt'uno con la tv, parlano di un terzo aereo, ha colpito il Pentagono.  Quello e' stato l'unico momento in cui mi sono sentita prendere dal panico.  In una delle mie tante notti solitarie avevo visto un documentario proprio sul Pentagono, parlava di come fosse stato costruito bene, quasi indistruttibile.  Un miracolo dell'ingegneria moderna.  Il panico dura poco, ci sono troppe notizie che si inseguono, non c'e' tempo per indugiare in quella sensazione.  
Pare ci sia un quarto aereo, arriva la conferma.  E' in volo, probabilmente diretto verso la Casa Bianca o su qualche altro importante bersaglio.  Mi viene un'illuminazione, ricordo di avere un marito che lavora in un palazzo altissimo, gli ultimi piani occupati da militari.  Provo a rintracciarlo, non risponde.   Riprovo.  Niente.  Provo ancora.  Nulla.
Sento il rumore della chiave nella porta, e' lui.  Il boss ha rimandato tutti a casa.
Rimaniamo come ipnotizzati, insieme, davanti al video.  Passa il tempo, non si mangia, non si beve, non si va in bagno.  Arriva la notizia, il quarto aereo e' caduto in Pennsylvania, non ci sono piu' aerei in volo.  E' finito tutto.  Finito per modo di dire, ora inizia la parte piu' difficile.
Confermano che si e' trattato di un attacco terroristico, quasi certamente di matrice islamica.  Ancora?  Lui e' muto affianco a me, io prendo questo suo silenzio come debolezza  e esplodo dalla rabbia.  Me la prendo con lui e con tutti gli americani, gli dico che non hanno palle e che nemmeno questa volta porteranno giustizia alle vittime (la mia testa ritornava sempre alla USS Cole), faccio discorsi poco sensati di sanguinose vendette, ero un fiume in piena che rompe gli argini.
Poi e' arrivato il silenzio. 
Silenzio nelle case, silenzio nelle strade, silenzio nei negozi.
Walmart con la bandiera a mezz'asta. 
Case e giardini che iniziano a fiorire di bandiere. 
Sconosciuti che si supportano l'uno con l'altro.

Questo e' il mio Where Were You When.



Monday, September 10, 2012

Il Corvo Parlante

Sabato finalmente il party di compleanno di mio figlio.

Qualche settimana fa ho avuto la bella pensata di prendere, come si dice, due piccioni con una fava; organizzo un barbeque con le mie conoscenti italiane e festeggio il compleanno del mostrino.  Premetto di essere stata a qualche bbq, ma di non averne mai organizzato uno.
"Cosa sara' mai!" ho pensato ingenuamente.  Posso solo dire che mi ha salvata l'aiuto di Madre Teresa da Latina, con i suoi no nonsense e le sue imprecazioni colorite (cazzarola de rame, ca##i buffi, e tutta una serie di frasi censurabili.)
Gli invitati:

quattro coppie: moglie italiana - marito americano con figli di sesso e eta' assortiti
una coppia: lei messicana - lui americano (quelli del trasporto del frigo)
una coppia: lei rumena - lui americano (quelli delle car extensions)
la mia amica americana dei tempi del Guam - senza marito che era fuori per lavoro

Classico casino di bambini in festa, niente di particolare, li abbiamo mandati a giocare nella playroom, la camera dei giochi, suoni di flauti stonati, maracas, tamburi, inseguimenti, risate, pianti, qualche crash qua e la'.
Ogni tanto un genitore a caso saliva a controllare. 
Le signore italiane chiaccheravano tra di loro appollaiate sul trespolo, i mariti americani si sono offerti di aiutare col bbq, chi entrava e usciva con piatti di cibi da cuocere e chi portava i rifornimenti di birra ai colleghi griglianti.  Una bella atmosfera. 
Le donne no.  Oddio, erano amichevoli tra di loro, ma in modo forzato.  Chi muoveva ripetutamente la manina sotto il naso dell'altra per far notare l'anello col diamante grande a quella che aveva una scheggia, chi si lasciava sfuggire di aver speso tot per "cambiarelasuperficiedeimobilidellacucinaemetterladimarmomicadilaminatocomecertesfigate."
"Tua figlia ha quanti mesi e ancora non cammina? La mia a due mesi parlava, camminava e discuteva Kierkegaard in danese"

Quando e' arrivato il momento di andare via ognuna richiamava la propria prole, piu' volte sono state costrette a salire la scale per riprenderli, sfuggivano come solo i bambini sanno fare.  Sono quindi entrate nella playroom.
Sono entrata anche io e ho avuto la sensazione di essere caduta dentro una pagina della Settimana Enigmistica.  Avete presente Il Corvo Parlante?  Quello che sa sempre dove trovare qualche oggetto perduto in una citta' disordinatissima?
"Losoi - odov'- e'ilpav-iment-odiq-uestac-amer-aric-oper-tadig-iocat-toli!"
C'erano giocattoli sparsi da tutte le parti, in tutti gli angoli, sembrava fosse entrato un gruppo di rapinatori alla ricerca mirata di qualcosa.  Scatole di giochi aperte e rovesciate, soldi finti, dadi, pezzi di puzzles, libri, macchinine, ceste sottosopra, un casino da paura.
Nessuna che si fosse offerta di dare una mano a raccogliere qualcosa, o almeno avesse detto ai figli di mettere i giocattoli nelle ceste, giusto per aprire uno spazio su cui farsi strada senza rischiare di cadere.
Non mi era mai capitato che nessuno si offrisse di aiutare a riordinare, e pensare che ho spesso fatto playdates con gli amichetti di mio figlio.  Ricordo una volta i bambini erano riusciti ad agguantare una scatola di colori a cera (mentre noi mamme cazzeggiavamo allegramente), e avevano decorato tutto il pavimento, che naturalmente era di moquette (che personalmente odio, vabbe' sono gusti.)  La mia amica giapponese, madre di uno dei malfattori, si era offerta di ripulire, e con lei tutte le altre mamme.  Io ho rifiutato il loro aiuto, avrei ripulito piu' tardi con calma, e qualche ora dopo me la sono vista arrivare con tutta una serie di prodotti per ripulire la moquette.  Visto che avrei fatto da sola, aveva voluto almeno provvedere ai prodotti.
La situazione con le conterranee mi ha dato da pensare: ma io come mi comport(av)o a casa degli altri?  E' da parecchio che non porto mio figlio a playdates, ultimamente quando va da qualche amichetto giocano quasi esclusivamente con i videogiochi.  Spero di non essere stata come loro, pero' qualche dubbio mi viene. 

Ho inoltre scoperto che sto diventando una procrastinatrice, ho finito di decorare la torta pochi minuti prima che arrivassero gli invitati!  Non e' venuta bene come avrei voluto, l'avevo immaginata in tutti i piccoli particolari, ma meglio quella che niente.
Dimenticavo, non abbiamo potuto accendere le candeline perche' avevamo finito i fiammiferi...




E questa e' la torta!