Saturday, January 26, 2013

Un papa'

Oggi e' venuto a mancare il papa' di una mia amica. 
L'ultima volta che l'ho rivisto e' stato circa una ventina di anni fa, quando la mia amica si era temporaneamente trasferita a Los Angeles.  Sentivo la mancanza, quella sua e di sua moglie, ed ero andata a salutarli, cosi', senza preavviso.  La loro accoglienza era stata quella che solo una famiglia puo' dare: baci, abbracci, qualche sgridata, tante domande e tanto cibo.
Da ragazzetta ho trascorso molto tempo a casa sua, io e sua figlia eravamo diventate praticamente inseparabili dai tempi del ginnasio. 

Era una persona particolare.
Per certi aspetti era un uomo moderno, per altri un uomo d'altri tempi.  Ricordo quando non riusciva a darsi pace perche' era andato a dare una mano a sua moglie in negozio e proprio in quel momento era entrata una suora, aveva comprato degli assorbenti e li aveva messi davanti alla sua cassa.  Una suora che compra assorbenti?  Il gesto lo aveva scandalizzato.  Io e sua figlia, grandi donne di mondo, ci facevamo spesso raccontare questo episodio per ridere del suo stupore.
Era anche un imprenditore nel campo delle costruzioni stradali e una delle prime persone a possedere un telefono cellulare.  Il telefono era un Motorola mi pare, grande come un mattone e con valigetta al seguito, uno di quelli che probabilmente rilasciavano piu' radiazioni di una centrale nucleare.  Il top per l'epoca.
Il sabato notte lo trascorrevo spesso a casa sua.  Qualcosa di veloce da mangiare, trucchi, profumi, discoteca e poi rientro (tipo alle dieci) per la nanna.  Appena lui si rassicurava che fossimo tranquilline a dormire, ci rivestivamo e uscivamo dalla finestra per ritornare in discoteca o andare in giro per locali. 
Con l'arroganza tipica degli adolescenti credevamo di essere tanto piu' furbe di lui, e di poterne combinare di tutti i colori dietro le sue spalle. 
Ora, da genitore, mi chiedo quanto lui sapesse delle nostre fughe notturne, non era uno sprovveduto e probabilmente sapeva che dietro tutto il nostro parlare da gran donne, sia io che sua figlia eravamo delle brave ragazzine.
Una volta, durante il mio periodo trasgressivo, mi sono presentata a casa sua con un nuovo taglio di capelli: all'altezza delle orecchie sul lato destro e rasati e con decorazioni a quadrettini sulla sinistra.  Per poco mi prendeva a schiaffi, ho dovuto sentire i suoi borbottii riguardo a un mio futuro da tossica e spacciatrice finche' non sono ricresciuti. 
Un'altra volta io e la mia amica, in preda ai fumi dell'alcool (dopo un po' di birra, per giunta calda) avevamo deciso che era tempo di imparare a guidare.  Visto che per la patente ci sarebbe voluto ancora un po', e soprattutto visto che eravamo sole in casa, ci siamo munite di manuale e chiavi della macchina e abbiamo deciso di provare.  Diciamo che l'audace impresa non e' andata benissimo: abbiamo avuto un incontro ravvicinato con un'altra auto parcheggiata in girdino.  Quando e' rientrato e ha visto il danno non l'ha presa per niente bene, ma alla fine ha perdonato anche quella.  Forse il merito va anche alla mia amica che ha sempre e comunque negato offrendo le spiegazioni piu' fantasiose e antiscientifiche.

Grazie per avermi trattata come una delle tue figlie,
buon viaggio Basilio.


Thursday, January 24, 2013

(Con)Fusion Cuisine

- Mom! (Detto con tono imperativo e leggermente irritante, nonno Charles' style)

- What? (Detto con tono sospirante alla "ma questo rompe le scatole ogni volta che mi sto rilassando?")

- Was Dani born in Cagliari?

- No.

- Was he born in Olbia? (Ha visitato quella citta' una volta e gli e' rimasto impresso il nome. "Obia" la chiama lui)

- Nope.

- Was he born in Bitti?

- Bitti?  How do you know about a place named Bitti? (Bitti e' una cittadina al centro della Sardegna)

- It's on the box of the crunchy things.

- Crunchy things?  What crunchy things are you talking about?

- The ones we use when we eat hummus or guacamole. 

Sono andata a vedere.  Era pane carasau.  Pa-ne- ca-ra- sa-u.

Eggia', a casa nostra si mangia fusion, hummus e guacamole con il pane carasau.





Monday, January 21, 2013

Pragmatic Hope

Ho seguito il giuramento e il discorso del presidente che ho aiutato (ho solo votato, massi', diamoci comunque un po' di arie) ad eleggere.

Sono soddisfazioni.

Saturday, January 19, 2013

I Have a Dream

Questo fine settimana sara' uno di quelli lunghi, i cosidetti "three day weekend."
Ne abbiamo diversi durante l'anno, e questo in particolare e' dedicato a Martin Luther King Jr.
Inutile che stia a parlare di lui, dubito abbia bisogno di alcuna presentazione da parte mia.

Mi e' capitato di andare a pranzo a scuola di mio figlio (sconsiglio vivamente la mensa di quella scuola), lo osservavo mentre seduto a tavola mangiava con i suoi amichetti. 
Tante testine di diversi colori piegate verso il tavolo, qualcuno che allungava il braccio verso un altro bambino, qualcuno che si alzava, qualcuno che rideva.  E in sottofondo un chiacchericcio continuo che sembrava il suono di uno sciame di api intervallato da gridolini.
Mentre guardavo questo spettacolo ho pensato a Dr. King.  Sbaglio o aveva detto qualcosa riguardo ai bambini bianchi e neri seduti alla stessa tavola nello stato della Georgia?
Non ricordavo la frase esatta, sentivo in testa la sua voce cantilenante, quel suo "I" cosi' lungo e marcato, ma la mia memoria non andava oltre.
Devo ammettere che mi sono anche un pochino commossa.
Appena arrivata a casa sono andata a cercare il testo del discorso.

Questa e' la frase da lui pronunciata durante il famoso I Have a Dream Speech:

"I have a dream that one day on the red hills of Georgia the sons of former slaves and the sons of former slave owners will be able to sit down together at the table of brotherhood."

Come mi succede spesso con certe canzoni, ho difficolta' a ricordare il testo esatto, solo il concetto, e pergiunta per immagini.  Ricordavo le parole "Georgia" e "tavolo" e ho associato "slaves" con neri e "slave owners" con bianchi.  Dopo aver letto la sua frase sono rimasta un po' delusa da me stessa, lui parlava di tavola in senso figurato e io pensavo al tavolo di legno.  Mi sono sentita sciocca per aver creduto che il suo pensiero fosse letterale come il mio e per esssermi addirittura commossa.  Ho cercato di autoconvincermi che spezzare il pane insieme (o il sandwich, chicken nuggets, Pringles o pizza) fosse comunque un simbolo di fratellanza.
In un certo senso posso dire di aver visto uno dei suoi sogni realizzarsi.  

Poco dopo esserci trasferiti in Georgia, mio figlio, bimbetto di pochi anni, aveva iniziato la pre pre-scuola.  Arrivavamo dalla zona del Pacifico, quindi lui e' sempre stato nel gruppo etnico minoritario, bianchino in mezzo a tanti piccoli asiatici.  Non aveva mai avuto un amichetto nero.
Il primo giorno di scuola lui e un compagnetto nero, che evidentemente non aveva familiarita' con i bambini bianchi, lo hanno trascorso studiandosi e toccandosi a vicenda i capelli.  Mio figlio li portava lunghi e l'altro bambino corti.  Le maestre (una bianca e una nera) li hanno interrotti solo quando hanno iniziato ad assaggiare l'uno i capelli dell'altro.
Credo che Dr. King avrebbe sorriso se li avesse visti.

Saturday, January 5, 2013

Verso l'autarchia!

Come e' evidente dal titolo di questo post, qualche volta mi lascio prendere dall'entusiasmo.
Autarchia e' una parola troppo grossa, pero' mi sono sentita quasi "mercato indipendente" dopo aver autoprodotto (in realta' lo ha fatto un mio alberello dell'eremo) un mandarino.
Dicono che il primo amore non si scordi mai, pero' io questo mandarino lo ho amato nello stesso modo in cui ho amato il mio primo, e per ora unico, limone.

Questa volta non ho fatto un dolce, come avevo fatto precedentemente con il caro primogenito limone.
Il mandarino e' stato onorato in maniera diversa: ci siamo seduti a tavola la notte del 31 Dicembre e lo abbiamo diviso tra noi e i nostri ospiti.  Sembrava la scena della versione Disney del Canto di Natale, quando Topolino divide con la sua famiglia un tacchino arrosto delle dimensioni di un colibri'. 
Posso solo dire che quei due spicchietti che mi sono spettati erano dolcissimi.  E non mi riferisco al dolce sapore della vittoria contro il Gentiluomo, visto che i suoi alberi ancora non hanno portato frutti, quel mandarino era obiettivamente dolce.

Prima un limone  e ora un mandarino, continuiamo a produrre cosi' e non dovro' piu' andare a fare la spesa per la frutta...   lo so, sto nuovamente iperbolando...

PS: Prima o poi riusciro' a caricare la sua foto!


PPS: Ci sono riuscita!