Tuesday, September 11, 2012

Where Were You When...


Quando abiti in America la classica domanda "dove ti trovavi quando" si riferisce quasi sempre alle stesse date.  Chi e' piu' maturo ricorda dove si trovava quando il presidente Kennedy o Dr. King sono stati assassinati.  I baby boomers ricordano lo sbarco sulla luna.  La mia generazione ricorda 9/11.

Quella mattina mi trovavo nella mia casa delle bambole in Virginia.  La chiamavo cosi' perche' aveva la moquette, la carta da parati, le tende e quasi tutto cio' che era visibile di un bel color rosa Pepto-Bismol.  Era una giornata di sole, la televisione era accesa su Today Show, avevo tolto l'audio perche' ero al telefono con una delle mie sorelle, parlavamo di sciocchezze, delle sue nuove scarpe, l'ex fidanzato, la vicina pettegola.  Mentre ascoltavo lei, l'occhio cadeva sulla tv, vedevo la faccia seria di Matt Lauer, alternata ad immagini di una torre in fiamme.  Per un po' ho creduto che si trattasse di qualcosa di vecchio.  Interrompo il flusso di parole di mia sorella e le dico che deve essere successo qualcosa, cambio canale e mi sposto su CNN, parlano della stessa cosa, se ne parlano anche loro vuol dire che e' qualcosa di grosso.  Chiudo la comunicazione dicendo che voglio capire cosa sta succedendo e che l'avrei richiamata piu' tardi.
Continuano a mostrare una torre col fumo, sono incollata davanti allo schermo.  Appare un altro aereo, scompare e vedo la seconda torre produrre fumo.  Al momento non capisco. Pensavo si trattasse di un aereo che volava in zona poi sparito dietro il fumo.  L'avevo visto con i miei occhi, ma non avevo mica capito che avesse colpito la seconda torre.  Mi sembrava una cosa talmente improbabile che non l'avevo nemmeno presa in considerazione.
Non riesco a staccarmi dallo schermo tv, si parla di attacco terroristico. 
Attacco Terroristico. 
In quel momento e' come se mi fossi risvegliata da una sorta di torpore.  Circa un anno prima eravamo stati colpiti dai terroristi, dico eravamo perche' quasi tutte le vittime abitavano nella mia zona, erano parte della nostra comunita' in Virginia.  Mi riferisco all'attacco alla USS Cole, tuttora non riesco a pensarci senza stare male.
Provo a richiamare mia sorella ma con scarso successo, le linee sono tutte intasate.
Squilla il telefono, sono mia zia e l'altra mia sorella.  Cercano di rassicurarmi dicendo che non mi sarebbe successo nulla, di stare tranquilla, ma io ero tranquilla, erano loro che si facevano coraggio rassicurandomi.  Chiudo il telefono, voglio sapere, voglio capire.
Ormai sono un tutt'uno con la tv, parlano di un terzo aereo, ha colpito il Pentagono.  Quello e' stato l'unico momento in cui mi sono sentita prendere dal panico.  In una delle mie tante notti solitarie avevo visto un documentario proprio sul Pentagono, parlava di come fosse stato costruito bene, quasi indistruttibile.  Un miracolo dell'ingegneria moderna.  Il panico dura poco, ci sono troppe notizie che si inseguono, non c'e' tempo per indugiare in quella sensazione.  
Pare ci sia un quarto aereo, arriva la conferma.  E' in volo, probabilmente diretto verso la Casa Bianca o su qualche altro importante bersaglio.  Mi viene un'illuminazione, ricordo di avere un marito che lavora in un palazzo altissimo, gli ultimi piani occupati da militari.  Provo a rintracciarlo, non risponde.   Riprovo.  Niente.  Provo ancora.  Nulla.
Sento il rumore della chiave nella porta, e' lui.  Il boss ha rimandato tutti a casa.
Rimaniamo come ipnotizzati, insieme, davanti al video.  Passa il tempo, non si mangia, non si beve, non si va in bagno.  Arriva la notizia, il quarto aereo e' caduto in Pennsylvania, non ci sono piu' aerei in volo.  E' finito tutto.  Finito per modo di dire, ora inizia la parte piu' difficile.
Confermano che si e' trattato di un attacco terroristico, quasi certamente di matrice islamica.  Ancora?  Lui e' muto affianco a me, io prendo questo suo silenzio come debolezza  e esplodo dalla rabbia.  Me la prendo con lui e con tutti gli americani, gli dico che non hanno palle e che nemmeno questa volta porteranno giustizia alle vittime (la mia testa ritornava sempre alla USS Cole), faccio discorsi poco sensati di sanguinose vendette, ero un fiume in piena che rompe gli argini.
Poi e' arrivato il silenzio. 
Silenzio nelle case, silenzio nelle strade, silenzio nei negozi.
Walmart con la bandiera a mezz'asta. 
Case e giardini che iniziano a fiorire di bandiere. 
Sconosciuti che si supportano l'uno con l'altro.

Questo e' il mio Where Were You When.



11 comments:

  1. Mozzafiato il tuo racconto. Io ero piccolo quand'era successo, me lo ricordo ma non gli ho dato troppa importanza, succedesse adesso credo che avrei la tua stessa reazione. Ma tanto le occasioni non mancano purtroppo... vedi quei poveretti in Libia vittime di gente completamente pazza e in tutti gli Stati vicini.
    C'e' da aver coraggio solo a mostrare la bandiera Americana di questi tempi, coraggio che non manca a nessuno comunque.

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  2. io ero a casa dei miei genitori, erano le tre del pomeriggio in italia. mi stavo asciugando i capelli e guardavo ally mcbeal su canale 5, che a pensarci ora e' incredibile ma mi ricordo ancora quella puntata: giorgia si leva la fede e lascia billy, cambio su italia 1 e vedo le immagini di una torre in fiamme..li' per li' ho pensato un film..poi ho visto la seconda torre ..
    ho preso l'autobus e sono andata dal deficiente inglese che ai tempi era il mio fidanzato. il mio pensiero fu che era l'inizio della terza guerra mondiale e mi aspettavo da un momento all'altro anche aerei sulla torre eiffel, sul duomo di milano e per ogni dove...telefonai alla mia migliore amica e poi a due amiche che erano in erasmus da pochi giorni, nessuna delle due ancora sapeva nulla, una era a madrid e si fermo' davanti ad un negozio di televisori, l'altra era a maastricht e ando' di corsa in un bar. le chiamai perche' mi venne in mente che essendo all'estero si sarebbero sentite piu' sole di me.
    la cosa buffa e' che nonsapevo che un giorno sarei diventata io o piu expat di loro e quella sensazione di essere soli l'avrei sperimentata direttamente

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    1. L'unica cosa positiva, se qualcosa di positivo si puo' trovare in una strage, e' stato il senso di unita' delle persone, non esistevano piu' bandiere o partiti.

      Leggo che abiti in Francia, io andavo spesso a Poitiers.

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    2. ti ho trovata leggendo il tuo commento sul post di donnaconfuso e mi ha incuriosito la faccenda dell'amore a distanza via afghanistan... ora pianin pianino mi leggero' i tuoi post arretrati

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  3. Il giorno in cui mi ritrovai davanti alla lista dei morti dell'11 settembre, a Ground Zero, mi venne in mente il ragazzo di Staten Island che avevo conosciuto tanti anni prima, che dopo il college era andato a lavorare al World Trade Center. Cercai il suo nome, pregando di non trovarlo. Lo trovai.

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    1. Io non sono ancora riuscita ad andare a Ground Zero. Vorrei e non vorrei.

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    2. Io l'ho visto prima che costruissero il Memorial. Mi hanno detto che è molto bello.

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    3. Per ora l'ho visto solo in tv, ho sentito dire anche io che e' molto bello e toccante.

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  4. Georgia,
    ciao!
    Non capisci quanto mi trovi d'accordo.
    Mi dai l'indirizzo mail? Vorrei parlarti da emigrante - in pennsylvania- ciao

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    1. Eccomi, mi puoi contattare a franustory@yahoo.com
      Piacere di conoscerti!

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