Non e' mica una brutta idea.
E' la moda iniziata da qualche anno di scattare foto con l'abito da sposa in situazioni in cui verra' irreparabilmente rovinato. Spose nel fango, altre in mezzo alla schiuma del mare, altre ancora colorate di pittura, chi piu' ne ha piu' ne metta. Il principio e' che tanto e' un abito che verra' usato una volta sola, quindi perche' non rovinarlo scattando foto straordinarie invece che metterlo in una scatola nell'armadio?
Avrei dovuto farlo anche io, problem is, I didn't have a wedding dress. Ebbene si, non ho avuto l'abito da sposa.
Io e il futuro coniuge eravamo di ritorno dal matrimonio del suo piu' caro amico in Texas, abitavamo gia' insieme da un po', mi aveva gia' proposto di sposarlo (lo ha fatto in modo carino, peccato io abbia frainteso...), e portavo il suo anello al dito, pero' l'idea del matrimonio in generale non mi e' mai piaciuta particolarmente, tanto meno quella della cerimonia in abito bianco. Dicono che le ragazzine fin da piccole sognino il matrimonio, pare nelle loro fantasie si vedano avvolte in una nuvola bianca che e' il loro abito da sposa. No, non questa ragazzina. Forse per colpa della moda dell'epoca, ero ragazzzetta negli anni ottanta, ma questa idea di doversi vestire con un abitone bianco da principessa Disney, o peggio da cugina povera di Lady Diana, mi sapeva tanto di ridicola mascherata.
Durante una sosta in un paesino dell'Alabama dal nome indiano quasi impronunciabile, mi dice "Let's get married!" E io che pensavo "Ma questo e' fuori!" Probabilmente dipende dal fatto che io sia cresciuta con genitori divorziati, non so, ma il matrimonio mi ha sempre terrorizzata. Interrompevo le mie storie quando mi accorgevo che la situazione stava diventando troppo seria, avevo pianificato la mia vita: avrei avuto un buon lavoro itinerante che mi avrebbe permesso di viaggiare, qualche figlio, ma non mi sarei mai e poi mai sposata.
Tutto questo finche' non e' entrato in scena il Gentleman che mi ha travolto (letteralmente) e stravolto.
In quel periodo io e lui abitavamo insieme in Germania, e nonostante la distanza dall'Italia, i pettegolezzi delle malelingue arrivavano fin laggiu' e devo ammettere che alcuni facevano male anche ad una tosta come me. Certo non avrei mai sposato una persona che non amavo, pero' il mio pensiero tornava spesso a chi mandava a dire frasi del tipo "Almeno le e' stata risparmiata la vergogna di vedere la figlia usata e gettata via appena L'Americano riparte per qualche altra destinazione," riferendosi a mia madre che non c'era piu'. Non cercatemi la mamma, potrei non rispondere delle mie azioni!
Il giorno dopo eravamo davanti alla courthouse. Lui che mi teneva per mano e io che ripetevo tipo mantra "Esiste il divorzio, esiste sempre il divorzio." Mi abbracciava, scuoteva la testa e rideva.
La parte burocratica e' stata una comica, per prima cosa abbiamo dovuto chiedere la licenza di matrimonio, e per quella abbiamo dovuto usare le nostre patenti come documento d'identita'. La reazione della segretaria davanti alla mia patente meritava di essere filmata, io avevo la classica patente italiana: rosa, di stoffa, piegata in tre, dentro uno di quei proteggi documenti di plastica trasparente che si compravano nei tabacchini, era chiaro che lei non ne avesse mai visto una cosi'. Dopo avere trascritto i nomi ha fatto la domanda di routine, prima a lui (cosa non necessaria visto che lui e' bianco che piu' bianco non si puo', ma si sa', certe persone sono proprio fiscali), poi a me. "Race?" Non mi era mai stato chiesto in vita mia a quale razza appartenessi, non sapevo nemmeno di appartenere ad una razza. Lui ha risposto per me, "Caucasian," e io che pensavo al Caucaso geografico, "No, I am Italian!"
La signora, evidentemente poco brillante, mi ha guardata confusa, provava e riprovava a mettere Italian sul computer che naturalmente non riconosceva la "razza" e respingeva la richiesta, alla fine mi ha studiata per qualche secondo e ha messo White. Dopo aver firmato la licenza sono stata omaggiata con una busta di plastica, bianca, con il disegno stilizzato di due sposi all'interno di un cuore di fiori (nemmeno Cesira, la sorella zitella di mia nonna, avrebbe potuto creare una cosa simile) e la scritta Wedding Sampler. All'interno c'erano dei coupons, campioncini di prodotti per la casa e per l'igiene orale e, da parte degli sponsor, la Procter e Gamble, un biglietto di auguri per una felice vita insieme, noi e i loro prodotti.
Al momento della cerimonia di matrimonio il giudice di pace era gia' uscito per la pausa pranzo, cosi' la segretaria si e' offerta di celebrarla lei. La cerimonia e' durata pochissimo, ha dato un foglio a me e un foglio a lui e abbiamo letto a turno cio' che c'era scritto aggiungendo i nostri nomi nello spazio vuoto. Mentre era in corso la cerimonia, avvenuta sulle scale, mica in una stanza, si e' avvicinato un detenuto con la tipica tuta arancione e le manette ai polsi e alle caviglie che si e' offerto di scattarci delle foto. Gli ho dato la mia macchina fotografica con piena fiducia, non sarebbe potuto andare lontano con le catene ai piedi.
Quando rivedo le foto, cosa che accade raramente, mi vengono quasi i brividi, io sembravo uscita dal set di Friends, con un paio di jeans a vita alta e un maglioncino corto, lui meno databile di me, sui jeans indossava una camicia.
Con il tempo, i viaggi, la convivenza con culture differenti dalla mia e totalmente diverse tra loro, deve essere arrivata anche la saggezza, e se non proprio quella, almeno la tendenza a vedere le cose con diverse lenti. Ho avuto modo di osservare che ad ogni tipo di cerimonia corrisponde un certo abito e in certi casi anche un copricapo particolare, che si parli di cose sacre o profane, diventare vesovo o fare giudice, regnare o laurearsi. L'abito da sposa e' una tradizione, il velo e' una tradizione, e sono presenti in quasi tutte le culture in forme e con significati differenti.
Ho partecipato ad un matrimonio in Corea e la sposa ha indossato prima l'abito tradizionale (hanbok*), poi quello bianco in stile occidentale. Le mie amiche turche mi raccontavano che loro portano sull'abito bianco un nastro rosso legato intorno alla vita, dopo la cerimonia il padre della sposa scioglie il fiocco che sta a significare il passaggio delle consegne (che brutta immagine pero') della casta fanciulla dal papa' al marito.
Mi sono arresa alla tradizione, se dovessi sposarmi oggi, metterei l'abito da sposa e poi via a saltare nell'acqua con abito e tutto!
* In Corea ho avuto la fortuna, viste le mie misure asiatiche, di indossare l'hanbok da sposa.
Spettacolare: la cugina povera di Lady Diana è da sbellicarsi!!!!!!!!! Complimenti, scrivi benissimo!!!
ReplyDeleteGrazie Lorena! Diciamo che sto lentamente riimparando a scrivere in italiano.
DeleteMa questo e' il matrimonio piu' anticonvenzionale che abbia mai sentito!! Mi piace!!! :))
ReplyDeleteGrazie! Veloce ed economico!
DeleteDecisamente un modo molto poco ansiogeno per sposarsi!
ReplyDeleteMi ha divertito molto il tuo post, continua ad allenarti a scrivere in italiano :)
Davvero! Lo consiglio alle persone che hanno la tendenza a stressarsi facilmente. :)
Deletesimpatico il matrimonio, ma che tristezza le chiacchiere della gente :-(
ReplyDeleteChe poi le chiacchere non sono finite nemmeno dopo; appena saputo del matrimonio una persona ha avuto la faccia tosta di chiamarmi e chiedermi quando sarebbe nato il bambino. Bambino? Io non ero nemmeno incinta!
DeleteAnche io ho scritto un post sul mio matrimonio visto che Sua Madre ce lo ha "ricordato" per l'ennesima volta che "non si fa così" :) Nel senso che anche il mio matrimonio è stato di questo genere! A parte i tempi tecnici delle pubblicazioni. Ma non lo sapeva nessuno a parte i testimoni.
ReplyDeleteChe care persone le suocere...
DeleteNon vedo l'ora di leggere il tuo post sul matrimonio.
Un matrimonio fantastico! E io che pensavo che fosse anticonvenzionale il mio perché ho indossato un vestito che avevo comprato usato un paio di anni prima e che poi avevo usato ripetutamente a mia volta.
ReplyDeleteOra so di non essere l'unica pazza!
DeleteNo, certo! Vuoi saperne un'altra? Quando dovevamo decidere la data delle nozze, abbiamo guardato l'agenda e io ho detto: "Che ne dici di martedì?" E lui: "No, martedì sera siamo a cena da Andrea, facciamo mercoledì".
DeleteHahahaha, bellissima!
DeleteAahahah....bellissimo, quell'espressione si usa tantissimo qui da noi, che ridere! Mi piacciono tantissimo i matrimoni non convenzionali, anche io ne volevo uno così, ho fatto quel che ho potuto ;)
ReplyDeleteMi mancava il detenuto che faceva le foto però :)
Eh no! Ora devi raccontare!
Deletequesto post vale mille fotografie... anch'io non ho avuto il matrimonio da abito bianco ma è stato bellissimo. perchè era fatto per noi. Ti scopro con molto piacere, questo post mi piace molto!
ReplyDeleteGrazie.
DeleteContinuo a capire di non essere l'unica ad aver avuto il matrimonio non convenzionale!
Ciao, arrivo dal blog di EroLucy, ti ho appena scoperta e leggerò tutti i tuoi post! Sono sarda e non ho mai vissuto all'estero. Sono affascinata dai blog degli italiani expat, poi se son sardi mi piacciono ancora di più. Io sono campidanese tu di che zona sei?
ReplyDeleteCerto che il tuo matrimonio stile americano dei film on the road ha fatto inorridire le tue compaesane! Avranno avuto da parlare per annni...luce.
Io sono di Cagliari. Tu?
DeleteA mezzora da Cagliari.
DeleteMmmmm... Verso nord, est o ovest?
DeleteIo ho visto una sposa a saint Raphael fare le foto immergendosi in mare con il vestito. Ci ha poi spiegato che non era il suo vero abito da sposa ma uno comperato su un sito cinese per un centinaio di dollari. In effetti avvicinandosi la stoffa aveva un sottofondo di dragoni abbastanza inquietante, da lontano però faceva la sua figura...
ReplyDeleteMa cosi' non vale!
DeleteHahahahaha, "Un sottofondo di dragoni inquietante" solo tu Lu!