Sunday, October 12, 2014

20 Things About Me

Recentemente le mie amiche di Whatsapp chat hanno aperto un magnifico blog collettivo: amiche di fuso 
Spesso lanciano delle divertenti iniziative, la piu' recente invita a scattare una foto che mostra venti cose indicative della nostra vita o personalita'.
Ho accettato l'invito e queste sono alcune delle cose che mi caratterizzano. La foto la si trova giuggiuggiu'.

1) Camomilla Non so come, ma sono cresciuta con l'idea che la camomilla fosse il rimedio ad ogni male fisico, oltre che una cura per l'ansia. Magnifica panacea, per me e' l' equivalente dello spray repelli-mostri-che-vivono-sotto-i-letti-dei-bambini.

2) Cioccolato Sono una chocoholic dichiarata. Non tutti i tipi di cioccolato, sia ben chiaro, il mio preferito in assoluto e' quello fondente. Per me e' offensivo definire il cioccolato bianco "cioccolato."

3) Olio Ci sono certi sapori particolari a cui non riesco a rinunciare, uno di questi e' quello dell' olio extra vergine di oliva. L'olio nella foto e' talmente forte da avere un retrogusto di carciofo crudo, lo berrei a go go.

4) Libri Da quando ho imparato a leggere non mi sono piu' fermata, cerco di dare una possibilita' a tutti libri, tranne quelli fantasy.

5) Calze Altrimenti dette sockettis. Se potessi le metterei anche con i sandali col tacco.

6) Electronics Difficile vivere senza. Tutti questi oggetti con la i davanti, iPhone, iPad, iPod facilitano la vita, e io, si sa, sono pigra.

7) Settimana Enigmistica "Lode a Mishima e Majakovskij" cantavano i CCCP tanti anni fa, prima che G. L. Ferretti si convertisse all'estremismo cattolico, lode e ode al Bartezzaghi padre mi ripetevo io. Confesso di ricordare ancora la definizone considerata piu' difficile del suo ultimo cruciverba pubblicato, era Aiace Telamonio. Tanti genitori conservano il quotidiano pubblicato nel giorno della nascita dei figli, io ho una copia della Settimana Enigmistica di quella settimana.

8) Creme Sono una cosa a cui non posso rinunciare, non perche' voglia rimanere eternamente giovane, per quello esistono la chirurgia estetica, il botox o un patto di sangue con il diavolo, ma proprio perche' la pelle del mio viso reclama idratazione.

9) Legal pad e penna Per qualche strano motivo trovo rassicuranti i legal pads, questi block notes gialli senza copertina. La penna, sempre con me, e' come lo Sharpie per uno chef.

10) Ricarica Elettronici Le mamme di bambini piccoli vanno in giro con giochini e pupazzetti come armi di distrazione per i loro piccolini irrequieti o annoiati, le mamme di quelli grandi con i ricarica batterie per elettronici. E' la nostra versione del ciucciotto, con un ricaricatore e una presa a portata di mano nessuna attesa sembra troppo lunga per loro.

11) Acqua "Sei italiana e non ti piace il caffe? Abiti in Georgia, patria della Coca Cola e non la bevi?" No, la mia bevanda preferita e' l'acqua.

12) Mascara Tanto tempo fa un truccatore di Dior, dopo una lezione privata di make- up al quale mia sorella, imbarazzata dal mio perenne aspetto da donna senza fissa dimora mi aveva costretto fortemente suggerito di andare, mi aveva fatto ripetere che "il mascara non e' mai abbastanza." Riapplicavo e ripetevo, riapplicavo e ripetevo. La lezione non e' andata perduta del tutto, continuo a dimenticare di metterlo ma ne ho sempre uno con me.

13) Occhiali da sole Sempre presenti nella mia borsa o sulla mia testa. O in entrambi i luoghi contemporaneamente.

14) Taglia Pasta Sono particolarmente affezionata a questo taglia pasta, infatti lo tengo sulla cassettiera nella mia camera da letto, perche' lo ha fatto un mio bisnonno, Leonardo.  Mia nonna mi diceva che per fare la parte della ruota il suo papa' aveva usato "unu francu," cioe' una moneta. Lo ha affidato a me perche' sapeva che l'avrei tenuto con cura.

15) Baby picture Questa foto abita nel mio portafogli, come le mamme e nonne americane anche io porto con me baby pictures pronta a mostrarle al primo malcapitato che mi chiede se ho figli. Quando, fingendo interesse, mi chiedono l'eta' del bambino nella foto, si beccano pure tutta la storia della prematurita'.  Il coniuge la considera pacchianissima per via delle ali sul bimbo, io trovo sia una caratteristica del periodo in cui e' nato, come le foto di certi abiti degli anni settanta che sembra siano stati confezionati con scampoli di tappezzeria per divani.

16) Passaporti Nella foto se ne vedono due perche' non ho mai viaggiato senza mio figlio.

17) Scontrini, coupons e biglietti da visita Affollano la mia borsa. In genere non vengono usati per il loro scopo originario ma per prendere nota di qualche nuova app che mi dimentichero' comunque di scaricare o di qualche numero di telefono che probabilmente non chiamero'. Spesso sul retro della lista della spesa scrivo qualche ricetta. O viceversa.

18) Macchina fotografica Cerco di averla sempre con me, non sono una gran fotografa e non mi interessa esserlo, e' solo che certe volte vedo qualcosa che mi colpisce e lo devo fotografare. Usare il telefono no? si chiedera' qualcuno. No, rispondo io, ho sempre la memoria quasi piena.

19) Chiavi Vado in giro alla San Pietro dei supermercati, nel senso che qui quasi tutti i negozi (e la biblioteca) hanno una sorta di carta fedelta' con il codice a barre che si attacca al portachiavi. Oltre a quelli ho anche il telecomando della prima auto che ho distrutto e che l'assicurazione si e' rifiutata di riparare tenendosi il rottame. Secondo me l'hanno riparata e rivenduta, per cui non e' strano vedermi indicare con il mio telecomando auto dello stesso modello della mia per vedere se si aprono.

20) Telecomando Dall' undici Settembre 2001 la prima cosa che faccio appena mi alzo e' accendere la tv per vedere se tutto va bene. Prima di quella data ero "solo" una news junkie.


My 20 things

Saturday, August 2, 2014

Poi dici virtuale...

Mi chiedo cosa sia passato per la testa di Ero Lucy quando, sulla spiaggia di Cocoa Beach, ha visto arrivare una pazza con cappello di paglia a tesa larga, occhialoni scuri, abito da sole bianco e nero, borsa da spiaggia rossa e borsa da zitella di faux coccodrillo blu, che le ha puntato un indice addosso esclamando solo una parola, "Tu."
Il nostro incontro e' avvenuto proprio cosi'.
Rispetto a lei io ero avvantaggiata nel riconoscerla perche' avevo visto poco prima la foto del suo nuovo taglio di capelli, quindi l'ho individuata quasi immediatamente, certo avrei anche potuto chiamarla al telefono invece che mandarle messaggi, ma non volevo rovinare la magia di sentire per la prima volta dal vivo la voce di una persona che non ho mai visto ma che mi sembra di conoscere da tanto.
Lucy e' proprio una bella ragazza, ha questi occhi verdi cosi' particolari che l'aggettivo piu' adatto che mi viene in mente per descriverli e' in inglese: stunning. Un profilo perfetto (io da pinocchia complessata noto sempre il naso degli altri), ed e' anche lungocosciata! Caratterialmente, cosa vi sto a dire, la conoscete gia'!
"My" mi piace tanto, sembra un orso tenerone, simpatico, caloroso, e sempre con il sorriso, una di quelle persone che ti fa star bene solo a guardarlo. Se non fosse per il fatto che sono ormai troppo americanizzata e quindi la considero una cosa improper, me li sarei abbracciati stretti stretti tutti e due e non li avrei lasciati andare.
Poi c'e' la Picci. 
La Picci fisicamente e' quello che nell'immaginario comune e' la classica bambina americana: alta, biondissima e con gli occhioni blu. 
Una pallina di energia, correva, rideva, si buttava in acqua, mi ha anche permesso di giocare con lei tra le onde senza fuggire via perche' non mi conosceva. Una bambina davvero simpatica e soprattutto felice e innamorata del suo papa'.  Me la sarei portata a casa con me!

Probabilmente l'impressione che abbiamo dato noi non e' stata il massimo.
Mio figlio e' stato un piccolo mostro, era in full sensory overload e quindi intrattabile.  Lui e' come un computerino che elabora nei particolari tutto cio' che lo circonda, e quando e' stanco e gli stimoli sensoriali sono troppi smette di essere l'amabile bambino di sempre. Il sole, la sabbia e il caldo erano troppo per lui e siamo dovuti andare via prima del previsto. In auto si e' scusato del suo comportamento asociale e deve averci ripensato durante la notte perche' la mattina dopo, da bravo americanino, mi ha chiesto se poteva usare il mio telefono per mandare un messaggio di scuse a Lucy. E cosi' ha fatto. Lucy e' stata tanto gentile a rispondergli e rassicurarlo che tutto era a posto.
Il Gentiluomo andava avanti e indietro a recuperare nostro figlio che cercava di lasciare la spiaggia e nel frattempo cercava di conversare in Itanglese con My. E' anche riuscito a mettere la maschera e il boccaglio per provare a fare un po' di snorkeling.
Io ero la pazza con il cappello di paglia descritta sopra. Ero frustrata dal comportamento di mio figlio, mi sarebbe piaciuto conversare con Lucy senza distrazioni ma non e' stato possibile. E' stato comunque bello parlare con lei e ci siamo lasciate con la mezza idea di rivederci ad Atlanta o a Miami.

Mentre tornavamo in albergo il Gentiluomo mi ha raccontato che My aveva preso la multa per eccesso di velocita' e che incredibilmente, e qui probabilmente rinforzato nell' illusione delle sue conoscenze linguistiche e' passato dall' inglese all'italiano, a multarlo era stato lo stesso agente che lo aveva multato precedentemente.
"Il stessa persona! Ci credi!"
"No, non IL, LA, la stessa persona."
"No, era uomo!"
A quel punto mi sono arresa.






Friday, June 27, 2014

And don't forget your manners!

Ho una ex collega che e' un caso umano, e' una persona con un gran cuore ma si mette sempre in situazioni poco piacevoli. Io la chiamo crackhead perche' ha le cicatrici di chi usa meth e ha qualche paranoia, tipo se qualcuno parla sottovoce e' convinta che stiamo parlando di lei. A parte questo e' davvero una persona dolcissima.
Qualche giorno fa mi ha chiamato perche' le avevano staccato l'elettricita' e doveva andare a pagare, le serviva un passaggio visto che era senza auto. Non ho voluto indagare oltre e sono andata a prenderla. 
La mia amica abita in un posto di merda poco ben frequentato, e' circondata da case fatiscenti e da stazioni di servizio che cadono a pezzi, in quello che qui in Usa viene definito ghetto. 
Il passaggio le serviva per andare al piu' vicino supermercato dove avrebbe pagato 20 dollari per avere il servizio dell'elettricita' almeno per qualche giorno. Io nemmeno sapevo che si poteva pagare al supermercato!
Anche il supermercato era nella zona di merda mal frequentata, le auto parcheggiate fuori erano piu' vecchie della mia e alcune tenute insieme dal nastro isolante, all'insegna del negozio mancavano due lettere, nella vetrata un cartello diceva che si accettavano food stamps, c'era un'aria di disagio quasi palpabile.
La mia amica e' entrata a pagare e io mi sono offerta di aspettarla fuori... con il motore acceso.
Mentre la aspettavo una coppia ha parcheggiato a fianco a me, erano entrambi sulla sessantina, lei era bianca, con i pantaloni di una tuta da ginnastica sporchi, una canotta (sporca) larga, non indossava il reggiseno, e aveva i capelli unti, di colore grigio e biondo incollati al cranio. Lui era la versione maschile e nera di lei.
Qualche minuto dopo e' arrivato un altro individuo, un ragazzo nero con una faccia brutta brutta e minacciosa, la mascherina d'argento (si chiamera' cosi' in Italiano il grid?) sui denti, insomma la classica persona che nell'immaginario comune potrebbe fare una rapina a mano armata in un film. Io lo stavo osservando attentamente e stavo per mettere la macchina in drive. Il tizio ha parcheggiato la sua auto e stava per uscire, poi ha fatto una faccia seccata, ha rimesso in moto e si e' spostato in un altro parcheggio. La cosa ha attirato la mia curiosita' e non poco. Perche' mai questa persona dall'aspetto di chi non ha paura di nulla e che probabilmente era anche armato aveva cambiato parcheggio? La mia fantasia ha pensato tutti gli scenari criminosi possibili, questo mentre mi assicuravo che il tizio entrasse nel negozio e non si avvicinasse al mio posteggio.
Quando la mia amica crackhead e' uscita le ho raccontato il fatto e le ho chiesto perche' secondo lei il tizio avesse cambiato parcheggio, ero curiosa di conoscere l'opinione di un insider, una dell'ambiente.
Lei mi ha guardato come se stesse parlando con un'idiota e mi ha risposto che era un parcheggio riservato a persone con handicap.
Mai avrei pensato che i miei pregiudizi verso l'aspetto del tizio mi avrebbero impedito di vedere questo esempio di civilta'.

E io che mi consideravo una persona di larghe vedute e senza grossi preconcetti.











Sunday, May 25, 2014

Americana - Happy Memorial Day


In questi ultimi giorni mi e' capitato spesso di passare davanti a questa casa mentre prendo la scorciatoia per evitare i semafori. 
Nel mio immaginario rappresenta quello che il Memorial Day dovrebbe essere, una casa con il porch bianco, la serenita' di un prato verde, le coccarde, i colori della bandiera red, white, and blue e poi quell' altra bandiera, quella nera con il profilo di un uomo e la scritta Pow Mia. 
E' la bandiera che ricorda i prigionieri di guerra (Prisoner Of War) e i perduti in azione (Missing In Action), mi aveva sempre incuriosito ma la vedevo con superficialita', piu' come un simbolo nostalgico di chi era stato in guerra e non per quello che davvero rappresenta. Tutto questo finche' ho avuto il privilegio di visitare alle Hawaii il laboratorio in cui i resti di questi ragazzi di tanti anni fa vengono identificati e restituiti alle loro famiglie. Il giorno in cui c'ero io si gioiva perche' un altro "ragazzo" era stato identificato e poteva tornare a casa. 
Memorial Day, fine settimana in cui si fanno grandi affari sulle vendite dei materassi, si beve birra e si tira fuori il barbecue, per fortuna pero' qualcuno, tipo l' anziano gentiluomo che abita in quella casa, non dimentica. 

Tuesday, February 25, 2014

Decisions, decisions!


E' ormai da qualche mese che lavoro come Pastry Chef Assistant (ok, il titolo me lo sono data io per sentirmi piu' importante) di chef Demmerda.  E' un lavoro stancante ma che mi permette di lasciare libera la mia parte creativa, e i miei colleghi, uno zoo, mi fanno morire dal ridere. Ci sarebbe da andare al lavoro solo per il comic relief che questi, spesso involontariamente, offrono.
Diverse settimane fa, in un raro momento di bonta', ho preso in considerazione l'idea di comprare delle cipolle per fare la famosa zuppa al Gentleman che me la chiedeva da secoli. Mi stavo recando al lavoro e non volevo perdere tempo a fermarmi in un negozio per due retine di cipolle, mi ripetevo mentalmente "Mi fermo o non mi fermo... mi fermo o non mi fermo..." finche' i buoni sentimenti, aiutati anche dall'apparire all'orizzonte di un supermercato molto piu' piccolo di Walmart, hanno preso il sopravvento e mi sono fermata.
Mentre camminavo piu' veloce della luce verso le cipolle, sento una voce che mi chiama. "Ma'am, ma'am!" Mi giro, penso che mi sia caduto qualcosa e mi blocco. Si avvicina un tizio e si presenta: e' il manager del negozio, mi fa un bel discorsetto e mi dice che sta cercando dei collaboratori per la catena di supermercati per cui lavora, e cinque in particolare per la sede in cui mi trovavo io.  Ormai americanizzata (e di fretta), gli chiedo di scusarmi per l'interruzione e gli spiego che prima di perdere tempo in inutili chiacchere voglio sapere quanto e' la paga ad ore. Non si scompone e mi risponde sciorinando anche tutti i vari benefits che questo lavoro offre.  Rimango a bocca aperta, prendo il suo biglietto da visita e due applications, una per me e una per Maria, la mia collega messicana, e vado via.  
Arrivo al lavoro un po' sconvolta, una cosa del genere in Italia non credo mi sarebbe mai capitata, una persona che mi ferma e mi offre un lavoro. Le uniche proposte che mi e' capitato di ricevere da sconosciuti sono state di carattere moralmente poco edificante e senza nemmeno il prospetto della retribuzione economica!
Questo supermercato vende, tra le varie cose, pane e dolci della loro marca, e poiche' quando il tizio mi aveva fermata avevo addosso la giacca da chef, immaginavo che mi volesse per quel tipo di mansione. Senza pensarci piu' di tanto, chiamo il tizio e prendo appuntamento per un colloquio per me e per Maria.
Durante l'intervista il manager mi spiega che il pane non lo fanno in quella sede e un po' mi passa l'entusiasmo, sono sempre stata incuriosita dalle produzioni industriali, al punto tale che guardo spesso il programma "How it is made," lo trovo davvero interessante.
Dopo aver letto sull'application le mie esperienze lavorative e scolastiche, dice che potrei fare un training e iniziare come shift manager per poi continuare a fare carriera. Maria, che e' da poco diventata "legale" e ha sempre lavorato in nero, avrebbe iniziato da zero per poi salire se meritevole.
Questo supermercato e' parte di una catena tedesca, io ci vado nel periodo di Natale perche' trovo lo stollen e i dolci speziati, e nel periodo di Pasqua per gli insetti e i conigli di cioccolato. Chi ha abitato in Germania sa di cosa parlo, solo vederli mi mette una strana felicita'. Proprio perche' si tratta di un negozio con sede in Germania, i dipendenti vengono trattati quasi con gli stessi diritti dei dipendenti delle sedi europee.
  
Questo e' quello che il lavoro al supermercato offre a chi parte da zero:

Minimum Wage $10.50 durante la settimana e $11.50 di domenica
Il Minimum Wage e' la cifra minima che un datore di lavoro paga ad un dipendente per ogni ora di lavoro. Varia da stato a stato e in alcuni casi anche a seconda dei lavori, in Georgia e' di $7.25 per i lavori senza mancia e di $2.13 per i lavori che ricevono mance, tipo camerieri etc.
Matching 401K
Il 401K e' un piano pensionistico, alcune compagnie versano lo stesso tanto (matching) che il lavoratore versa nel fondo, fino ad un cifra massima prestabilita.
Assicurazione sanitaria
Assicurazione dentale
Chiropratico
Due settimane all' anno di ferie PAGATE 
Feste comandate (Natale etc.) in cui il negozio e' chiuso PAGATE

E questo e' quello che offre il mio lavoro al ristorante:

Oltre alla paga oraria, che se stai male e non puoi andare al lavoro non ti pagano,
Nulla

Mi sono trovata a dover prendere una decisione, una persona di buon senso avrebbe scelto la prima opzione, il supermercato. Io ho deciso di seguire la mia passione e continuare a imparare a fare dolci e pane. Ci ho pensato su per tanto tempo, non credo sarei stata felice facendo un lavoro che non mi piace anche se ben retribuito e con tutti quei benefits, si vive una sola volta no?  E comunque per ora sono coperta da una assicurazione abbastanza buona, speriamo duri.

Wednesday, February 19, 2014

The Cynical Hour

Questa mattina leggevo (che novita' vero?) seduta sulla mia sedia a dondolo.  Siccome una banana e' troppo sana per colazione, ho allungato il braccio e preso una manciata di cioccolatini fondenti e a forma di cuore avanzati dal periodo di San Valentino.  Come i nostri italici Baci che hanno le frasi di autori famosi, questi avevano un messaggio inspirational, come direbbero qui.
Apro il primo, lo metto avidamente in bocca e leggo il messaggio:
"Share a secret"
La mia testa risponde immediatamente "I don't think so."
Ne apro un altro, che fa la fine del primo, e leggo: "Trust with your heart, not with your head."  "Bullshiiit"  penso.
Ne apro un terzo, sia per curiosita' sia perche' ho difficolta' a controllarmi con il cioccolato.
"Be a little mysterious" dice.  "You guys need to make up your mind"  rispondo io.
Arrivo al numero quattro, "Sleep under the stars."  "Eja"  commento a voce alta in sardo.
Ormai e' un gioco.
"Make someone melt today."
"Yeah, my mother in law, on the stake."
Il sesto dice: "Remember your first crush."  Decido di chiedere a mio figlio, "Pillid'artePillid'amore (uno dei tanti nomi con cui lo chiamo) who was your first crush?"
"My first crush? Me."
Andiamo bene, andiamo...

Sunday, November 3, 2013

The Great Halloween Costume Fiasco

Diverse settimane fa mio figlio mi si e' presentato davanti con un foglio di carta con un disegno sopra, "Questo e' il vestito di Halloween che voglio (nemmeno vorrei), me lo faresti per favore?"
Il personaggio rappresentato era un uccellino di sua creazione, Luis the daddy bird. E' dallo scorso anno ormai che scrive e illustra libri su questi uccellini, ha inventato il nome della sua casa editrice che mette sul retro della copertina con l'aggiunta "Since 2012" e la C del copyright che pero' non ho avuto il coraggio di dirgli che non e' realmente valido.

Foglietto in mano siamo andati in un negozio di tessuti e abbiamo comprato tutto cio' che ci  mi sarebbe servito.
I giorni passavano e io continuavo a procrastinare. Mercoledi 30 Ottobre, intorno alle sei di sera mi sono messa a lavorarci sopra, ho la macchina da cucire ma non la so usare quindi ho provato a fare tutto a mano.
L'abito, blu, sembrava piu' da cantante di coro di gospel che da uccellino; il design prevedeva una maschera, gambe sul grigio, e zampe nere con parti arancioni, cose che naturalmente non avevo fatto.
Il giorno dopo sono andata al lavoro e la sfiga ha voluto che ci fosse un meeting proprio all'ora in cui i sarei dovuta andare via, e visto che mi pagano anche per fare da interprete a chef Demmerda sono dovuta rimanere.
Quando sono finalmente arrivata a casa ho fatto mettere l'abito a mio figlio, ancora era scucito da sotto, ho messo due punti, cosi' da non farli cadere, ad un paio di leggings grigi  miei, ho attaccato due pezzi pile nero con del velcro adesivo per fare le zampe e gli ho fatto mettere un paio di scarpe da ginnastica arancioni.  Per fare la testa dell'uccellino ho preso un cappello da baseball, l'ho coperto di blu e la visiera, che nemmeno a farlo apposta in inglese si chiama bill proprio come il becco, l'ho coperta di tessuto chiaro, ho incollato due occhi di stoffa sulla parte blu e l'abito era completo.
Si, un completo disastro.
Non era nemmeno remotamente simile al design, pero' mio figlio era talmente impaziente di uscire a fare trick or treating che non ha fatto caso a cosa stesse indossando. Devo dire che neanche gli altri bambini hanno detto nulla riguardo al suo costume.
Quando siamo tornati a casa l'abito era completamente scucito da sotto, sembrava un vestito da signora, le zampe nere tenute su dal velcro erano scese e sembravano gli scaldamuscoli di Flashdance, la pupilla di un occhio si era scollata e puntava a sud, la zucca che avevo pazientemente intagliato e messo fuori davanti alla porta l'ho trovata abitata da due enormi scarafaggi, ho riso talmente tanto che mi scendevano le lacrime.

Queste sono le foto del costume.


Da notare la manica aperta da sotto.


La zucca e i suoi inquilini abusivi.