Wednesday, May 1, 2013

Adios amiga

Questa mattina mentre uscivo dalla doccia ha squillato il telefono, era una delle sorelle della mia amica, e' venuta a mancare durante la notte.
Ieri a quest'ora io e un'altra mia amica eravamo con lei a massaggiarle i piedi e a darle pezzetti di ghiaccio da masticare, oggi non c'e' piu'.
E' una brutta cosa da dire ma e' meglio cosi', stava patendo delle sofferenze fisiche indicibili. Oltre a quello, che certamente non e' poco, non era serena, anche con lo stupore da morfina continuava ad essere preoccupata per il conto che avrebbe mandato l'assicurazione.
Qualche giorno fa, quando ho visto che pur avendo difficolta' a parlare, spaventata dall'idea di lasciare un grosso debito da pagare alla sua famiglia continuava a ripetere "1600 dollari al giorno",  ho deciso di mentire.
Sono uscita dalla stanza e l'ho lasciata con la mia amica, quando sono rientrata le ho detto di avere parlato con le infermiere e con l'assicurazione, tutto era risolto, avrebbe dovuto pagare solo tra i 12 e i 25 dollari al giorno. Sapevo che quelle cifre le sarebbero suonate familiari, erano la sua solita copay durante le visite specialistiche. Il mio trucco ha funzionato, ha accennato un sorriso e si e' calmata.
Starle vicina e' stata una dura prova per me, non solo perche' era una mia amica o perche' vedere una persona che sta male e' difficile per tutti, io ho altri due motivi.
Per prima cosa mi identificavo in lei, ha, aveva, un anno in piu' di me e suo figlio ha un anno in piu' del mio, tutte e due abbiamo provato l'ebbrezza della chemio con i suoi annessi e connessi, e immaginarmi nella stessa situazione mi creava un leggero panico che cercavo di sopprimere mantenendo una calma quasi zen.
La seconda motivazione e' stata una forma del cosidetto survivor guilt, il senso di colpa di chi e' sopravvissuto.  Mi chiedevo se la mia compagnia le creasse disagio, ogni volta che qualcuno menzionava che ero un cancer survivor mi sentivo come un pugno dritto allo stomaco.
Le mie ataviche debolezze sono venute fuori, forse perche' nata e cresciuta nel bacino del Mediterraneo, oltre alla possibilita' di una forma specifica di anemia noi nati in quelle zone nel dna ci portiamo il retaggio del malocchio e dei pensieri negativi.  Pur non credendoci, io normalmente credo al potere del pensiero positivo, mi sono ritrovata a pensare che forse me la stessi tirando. La mentalita' superstiziosa del "Non e' vero ma ci credo" ogni tanto faceva capolino tra i miei pensieri e dettava alcune mie azioni. Non ho mai bevuto una goccia d'acqua o mangiato una briciola in quell'ospedale, eppure ci trascorrevo ore ed ore, non volevo nemmeno poggiare la mia borsa tranne che in quei momenti in cui la razionalita' ritornava e riprendeva in mano la situazione.

Dopo aver cercato di metabolizzare l'accaduto, questa mattina mi sono vestita e sono uscita. Ho detto basta ai pensieri tristi, ho bisogno di vedere bellezza intorno a me, nella peggiore delle ipotesi faro' ricorso alla ricerca di cose stupide e superficiali.
Ho comprato il giornale di Martha Stewart, Weddings. Ha tante foto di fiori e giardini, di dolci e torte nuziali, vediamo se funziona.

16 comments:

  1. Un abbraccio, non c'è niente di male ad essere sopravvissuti (parlo per esperienza) :-)

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  2. Mi dispiace tantissimo. Ti abbraccio anch'io.
    Oggi non passare da me, ché non ho buone notizie. Spero che la primavera sia dolce anche lì.

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  3. Mi dispiace tanto, un abbraccio forte.
    So cosa vuole dire quel retaggio, e lo capisco, purtroppo la cultura ne è talmente intrisa che non puoi fare a meno di averlo nei pensieri sempre in queste occasioni.
    Comunque Marta Steward mi sembra un'ottima medicina ;)

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    1. Ho visto dei periodici di arts and crafts e ti ho pensata.
      Grazie.

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  4. Accidenti. Sei stata brava, spero che sia riuscita a trovare la serenita' prima di andarsene, grazie a te. E posso capire quello che dici. Mi ricordo che anni fa per la laurea intervistavo in ospedale persone che avevano avuto un incidente, e il senso di colpa di quelli che erano sopravvissuti era terribile. Ti abbraccio, Georgia.

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  5. Ti sono dolorosamente vicina......
    Un abbraccio.
    Mary

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  6. Quella signora ha avuto un destino terribile, alla fine, ma ha avuto anche il dono di amiche meravigliose come te e l'altra che le massaggiava i piedi insieme a te.
    Vivere è un impegno, non una colpa.
    Un caro saluto
    Mila

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    1. Che bella frase hai detto "Vivere e' un impegno, non una colpa." Cerchero' di ricordarla spesso.
      Grazie Mila.

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  7. Mi spiace molto per la tua amica, è sempre molto triste. Ma mi fa mi fa rabbia e ancora più tristezza pensare che lei si dovesse preoccupare, anche negli ultimi giorni, del conto dell'assicurazione. Sono stata malata da quando abito qui, un anno ho avuto da pagare moltissimi conti e mi ricordo l'angoscia infinita, invece di preoccuparmi di stare bene, mi dannavo pensando a se ce l'avrei fatta a pagare. Questo sistema sanitario fa schifo. E non di co che non bisogna pagare, ma non delle cifre da strozzinaggio.

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    1. A me faceva cosi' male vederla preoccuparsi per i soldi e mi chiedo: ma anche quei cacchi dell'assicurazione non potevano discutere di cifre con il marito invece che con lei?
      Ho scoperto che i conti ospedalieri si possono "patteggiare" e ridurre notevolmente se si paga in contanti, ma chi le ha quelle cifre?
      Pare che con la nuova riforma il premio delle assicurazioni in California sia gia' sceso notevolmente, peccato io abiti in Georgia!

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